Una mela d'oro, un giovane e ignaro principe, tre dee in lotta e il destino di una città: la leggenda che segnò l'inizio di una guerra "epica"...
La leggenda del Pomo della Discordia è una delle storie più conosciute della mitologia greca. Si studia anche a scuola essendo stato l'evento che di fatto scatenò la guerra di Troia. Un frutto dorato con un'iscrizione ambigua dette inizio a una furiosa rivalità tra le principali dee del pantheon ellenico. Alla base il progetto "criminale" di un'altra divinità che invece di vendicarsi in modo palese, scelse un piano diabolico e a lungo termine. Alla fine dei giochi, tutti, dèi e uomini, pagarono in qualche modo la colpa di aver oltraggiato Eris, signora della discordia, del conflitto, della lite e della contesa.
Eris è probabilmente tra le divinità più malvagie e spietate della mitologia greca. Omero la descrive come una "piccola cosa" che nel tempo è cresciuta, avanzando sulla terra e nei cieli, seminando odio fra gli uomini e persino tra gli dèi. Eris, spiega Esopo, è un'entità che non va combattuta ma lasciata a sé stessa per evitare che prenda potere, un potere distruttivo. Esiodo tuttavia ne connota anche un lato positivo di aiuto per i mortali; Eris stimolerebbe negli uomini lo spirito di competizione, spingendoli a superare i loro limiti. Incerta è l'origine di questa dea tra chi la considera figlia di Zeus ed Hera (Omero e Quinto Smirneo), chi solo di Hera (Ovidio), chi ritiene sua madre la Notte, una delle divinità primordiali del pantheon greco. Eris conta fratelli e sorelle della sua stessa natura: da Moros, il destino avverso a Tanato, la morte, passando per Oizys, dea della miseria e della sventura, Geras, dio della vecchiaia e Nemesi, la vendetta e la giustizia divina. A Eris dedicherò un post a parte perché è un soggetto davvero interessante. Per ora chiudo ricordando che anche Philotes, dea minore dell'amicizia e dell'affetto, e le Esperidi, ninfe guardiane del giardino dei pomi d'oro, erano sorelle di Eris, quelle evidentemente più buone. Ma fu proprio una semplice mela d'oro a scatenare una delle più terribili guerre dell'antichità, il conflitto tra gli Achei guidati da Agamennone e la città di Troia.
Perché Eris decise di vendicarsi di uomini e dèi? Per un mancato invito al banchetto di nozze di Peleo e Teti, genitori del futuro eroe Achille. I due sposini volevano evitare che il loro momento felice fosse segnato dalla discordia. Pagarono più in là l'affronto con la morte del figlio proprio al termine del conflitto che andò a generarsi da una semplice mela dorata che Eris lanciò tra i convitati con l'incisione "Alla più bella". Hera, la regina dell'Olimpo, Atena, dea della saggezza e Afrodite, dea della bellezza, rivendicarono con presunzione il possesso del pomo d'oro che proveniva appunto dal giardino delle Esperidi. Dopo interminabili liti, si rivolsero a Zeus delegandogli il compito di decidere. Ma questi si defilò con arguzia affidando il compito al più bello dei mortali che rispondeva al nome di Paride, giovane principe troiano, nelle vesti di un umile pastore perché non ancora al corrente del suo ruolo regale. Il padre Priamo, re di Troia, lo aveva infatti abbandonato in fasce sul Monte Ida a causa delle nefaste profezie che pendevano sulla sua testa.
Ermes portò le tre dee da Paride. Ma il suo giudizio non si limitò alla sola preferenza femminile. Fu il frutto di una compravendita. Ogni divinità gli offrì un dono in cambio del suo favore. Hera promise ricchezza, potere e il dominio dell'Asia, Atena, la saggezza e la gloria in battaglia, Afrodite mise sul piatto l'amore e la passione della donna più bella del mondo. E Paride scelse Afrodite non considerando che la donna in questione, Elena, fosse già maritata al potente Menelao, re di Sparta. L'episodio portò al rapimento della principessa da parte del principe troiano. Tutta la Grecia mosse contro Troia in virtù di un patto stipulato proprio per la mano di Elena. La donna, figlia di Leda (proprio quella di "Leda e il Cigno") e di Zeus, era di una bellezza assurda tanto che tutti i sovrani ellenici la volevano in sposa. Ulisse, per evitare guerre fratricide, fece giurare ai pretendenti che tutti avrebbero dovuto accorrere in aiuto del fortunato prescelto, qualora qualcuno avesse tentato di rapire Elena (il famoso "Giuramento di Tindaro").
Perché Elena scelse Menelao? Ebbene sì, Tindaro, papà di Elena, lasciò alla figlia piena libertà di scelta e lei sposò Menelao. Vengono a cadere le teorie, riproposte anche nel film "Troy", che Menelao fosse un uomo violento e debosciato. Elena nel suo innamoramento fatale con Paride fu infatti traviata da Afrodite. A testimonianza di ciò, quando ritornò a Sparta, il suo matrimonio trascorse felice e sereno. Ricordo anche che, morto Paride, Elena fu data in sposa al cognato Deifobo. Nella fatidica notte della caduta di Troia, fu proprio la principessa a introdurre Menelao nella stanza di Deifobo, consentendogli di ucciderlo nel sonno in segno di riappacificazione con il suo primo e probabilmente unico vero amore. Ma questa è un'altra storia...
Quasi tutti i miti hanno una morale o comunque un significato. La leggenda del Giudizio di Paride e del Pomo della Discordia, simboleggia gli aspetti negativi della rivalità e le conseguenze, spesso funeste, dettate dal desiderio non controllato. La vicenda mostra inoltre come un singolo gesto possa avere ripercussioni enormi, tema ricorrente nella mitologia greca. Oggi l'espressione "Pomo della Discordia" viene utilizzata per indicare un elemento di divisione e di conflitto. Si tratta dell'eredità della dea Eris, protagonista di un antico mito che si è radicato con forza nella cultura occidentale.