mercoledì 2 aprile 2025
venerdì 28 marzo 2025
Cerbero: il cane a tre teste guardiano dell’Oltretomba
- Cerbero aveva solo tre teste? Non sempre. Alcune fonti come Eschilo, Pindaro ed Esiodo attribuiscono a Cerbero anche cento teste.
- Cerbero aveva anche serpenti sul corpo? Secondo alcune versioni, Cerbero possedeva anche una coda di serpenti o serpenti, simbolo del mondo ctonio, al posto della peluria intorno alle teste.
- Cosa significa il nome Cerbero? Alcuni studiosi fanno risalire il nome Cerberos a una radice indoeuropea legata al buio e al crepuscolo. Il suo nome potrebbe significare "colui che appartiene alle tenebre".
- Esistono altri "Cerberi" nel mito? Sì, nella mitologia norrena ritroviamo Garmr, un cane infernale che sorveglia l'entrata di Hel, il Regno dei Morti. Garmr è un feroce mastino col pelo lordo di sangue. Le anime dei defunti possono ammansirlo con una focaccia imbevuta del proprio sangue.
- Il mostro Ammit, nella mitologia egizia, può essere assimilato a Cerbero? Con qualche forzatura perché Ammit dalla testa di coccodrillo e dal corpo di leone e ippopotamo, non era considerato un guardiano del mondo sotterraneo. Ammit la Divoratrice assiste al rito della pesatura del cuore del defunto con la Piuma di Maat. Se il cuore era pesante le veniva dato in pasto e l'anima del defunto era condannata all'oblio eterno.
mercoledì 26 marzo 2025
Pentesilea, la regina delle Amazzoni e il suo tragico duello con Achille
- A cura di Andrea Contorni -
Pentesilea fu per Troia e per il suo sovrano, Priamo, una sorta di ultima speranza di vincere il conflitto o quantomeno di sopravvivere alla marea Achea che stava per investire il regno dopo la morte del principe Ettore. In questo destino pieno di aspettative la possiamo accomunare al già trattato Memnone. Sia Memnone che appunto Pentesilea venivano da Oriente, giunsero a Troia nel decimo anno di guerra e morirono per mano di Achille, lottando come leoni fino allo stremo delle forze. Le gesta di questa formidabile donna non sono narrate dall'Iliade ma dal poema post-omerico perduto Etiopide con raccordi e diverse versioni raccontate da altri autori.
Andando con ordine. Pentesilea era una semidea perché figlia di Ares, dio della guerra, e di Otrera, prima regina delle Amazzoni. Aveva tre sorelle, Ippolita, Antiope e Melanippe, tutte Amazzoni. Pentesilea fu colpita da una maledizione divina quando per errore o per volontà (non lo sapremo mai) uccise Ippolita al banchetto di nozze di Teseo, re di Atene, e Fedra. Ippolita comparve alla cerimonia alla testa di un esercito di Amazzoni con l'intento di eliminare tutti. Si animò una mischia furiosa dove cadde per mano della sorella. Qualcuno ritiene che il delitto avvenne accidentalmente durante una battuta di caccia. Sta di fatto che Pentesilea divenne regina delle Amazzoni succedendo alla consanguinea morta. Tormentata dalle Erinni e malvista dagli dèi, Pentesilea giunse a Troia per espiare la sua colpa accompagnata da dodici combattenti. E lì trovò Priamo e Paride che la accolsero come un vero e proprio dono dell'Olimpo (ce lo racconta Ditti Cretese).
Austera, bellissima, fiera e impavida, Pentesilea era regina delle Amazzoni, il popolo di donne guerriere stanziato in Asia Minore nelle regioni della Scizia e del Ponto. Scesa in battaglia portò scompiglio tra l'esercito acheo. Il poeta greco Quinto Smirneo (III secolo d.C.) ricorda nel suo poema "Posthomerica" alcuni celebri caduti per mano della regina tra cui il medico Macaone, figlio del dio della medicina Asclepio, il principe tessalo Podarce e il coraggioso Elasippo. Quando il mastodontico Aiace Telamonio se la ritrovò dinanzi con un dardo da lei scagliato che gli sfiorò l'elmo, decise di ritirarsi giudicando Pentesilea una combattente non degna di battersi con lui. Achille invece non si tirò indietro.
Il duello tra i due in realtà non durò molto. Per quanto Pentesilea fosse abile con le armi, non era nulla in confronto all'immortale Achille. Cadde ben presto trafitta in pieno petto dalla lancia del Pelide. Questi andò a spogliare della corazza il cadavere della donna. Ma quando le sfilò l'elmo, rimase colpito dalla sua bellezza e dalla dignità. Fu preso dal rimorso. Tersite, il più brutto degli Achei, iniziò a deriderlo, decantando il presunto amore dell'invincibile eroe per una defunta. Achille uccise Tersite sul posto.
"[...] abbatté molti nemici tra i quali Macaone, ma venne infine uccisa da Achille il quale si innamorò dell'Amazzone dopo averla vita morta e uccise Tersite che si beffava di lui." (Pseudo-Apollodoro. Epitome 5.1.)
Questo passo dello Pseudo-Apollodoro ci introduce alla versione più oscura e perversa del mito di Pentesilea, riportata da autori ellenistici e romani tra cui il già citato Quinto Smirneo e Luciano di Samosata. Nel momento stesso in cui è colpita a morte, la guerriera cadendo a terra perde l'elmo mostrando il volto. Sulla sua testa pendeva una maledizione lanciata da Afrodite in seguito alla morte di Ippolita: Pentesilea era condannata ad essere violata da chiunque avesse contemplato il suo viso. Per tale motivo l'Amazzone indossava un elmo che lasciava liberi solo due spiragli per gli occhi. Achille pertanto, preda del volere divino, si innamorò di Pentesilea compiendo un atto di necrofilia. Tale scempio del corpo della donna è appena accennato, spesso sottointeso in narrazioni ambigue che dovevano stimolare la morbosità dei lettori.
martedì 25 marzo 2025
Memnone, il figlio dell’Aurora: l’eroe che osò sfidare Achille
sabato 22 marzo 2025
Gli Dèi dell’Olimpo: la Genealogia in un’infografica completa
- A cura di Andrea Contorni -
La mitologia greca è un universo affascinante. Tra divinità, eroi, mostri e prodigi, la materia è complessa. Per questo motivo ho creato una prima infografica illustrata che intanto ricostruisce l'albero genealogico dei Dodici Olimpi, le principali divinità del pantheon ellenico, quelle più conosciute e al centro della maggior parte dei miti.
I Dodici dèi Olimpi sono coloro che risiedono sul Monte Olimpo: Zeus, Hera, Poseidone, Demetra, Estia, tutti figli delle divinità pre-olimpiche Crono e Gea (Gaia), ai quali si aggiunge Ade che dimora nell'Oltretomba. Poi Atena concepita da Zeus con l'Oceanina Meti, Apollo e la sorella Artemide nati dalla relazione del padre degli dèi con la Titanide Latona, il messaggero Ermes, figlio ancora di Zeus con la Pleiade Maia, Dioniso, ritenuto frutto del rapporto tra Zeus e Semele o tra Zeus e Dione, dea primordiale assimilata alla Dea Madre. Dione sarebbe la madre di Afrodite anche se diversi miti considerano la meravigliosa dea della bellezza nata dal sangue di Urano evirato. L'unica prole concepita dalla coppia divina regale (Zeus ed Hera) è costituita dai fratelli Efesto e Ares.
Per cui ricapitolando i Dodici Olimpi sono: Zeus, Hera, Poseidone, Demetra, Estia, Efesto, Ares, Atena, Apollo, Artemide, Ermes, Dioniso e Afrodite. Ne contiamo tredici in realtà ma tra gli autori Estia e Dioniso sono inclusi nella lista con alternanza non concorde.
Ho incluso nell'infografica illustrata altre divinità, figli principali degli Olimpi. La prole divina è numerosissima e necessiterà di altre infografiche più specifiche. Afrodite concepì con Ares alcuni dèi tra i quali il più noto è di sicuro Eros, dio alato dell'amore. Persefone, sposa di Ade, dea degli Inferi e regina dell'Oltretomba, era figlia di Demetra e di Zeus. Tra i molteplici discendenti di Poseidone, tra dèi, mostri e mortali, ho ricordato per ora solo Anteros, dio dell'amore corrisposto, e Cariddi, una ninfa ladra che Zeus fece precipitare in mare trasformandola in una gigantesca e violenta creatura marina.
Per vedere l'infografica in alta qualità in PDF e scaricarla cliccare qui. In alternativa disponibile anche il formato jpg.
venerdì 21 marzo 2025
Il Pomo della Discordia: la leggenda che scatenò la guerra di Troia
mercoledì 19 marzo 2025
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martedì 18 marzo 2025
Mitologia etrusca: una nuova sezione su mitologiaclassica.it
lunedì 17 marzo 2025
Il primo olivo del mondo: il dono sacro di Atena agli uomini
domenica 16 marzo 2025
Mefite: una dea primordiale tra acque sulfuree, Oltretomba e fertilità
Ho accennato al fatto che Mefite fosse comunque collegata al mondo dei morti. Si tratta di un aspetto significativo del suo culto. I vapori, spesso tossici, provenienti dal sottosuolo erano considerati espressione dell'Oltretomba dominato da divinità quali Plutone e Persefone (Ade e Proserpina nel pantheon ellenico). Pertanto Mefite che di fumi e acque sulfuree era la dea, doveva per forza di cose avere a che fare anche con l'aldilà. Infatti era una divinità ctonia, dunque sotterranea e appartenente alle profondità terrestri che nel mito aveva il compito di guidare le anime nel passaggio dalla vita alla morte. Una sorta di psicopompo paragonabile al Caronte greco-romano e all'etrusco Charun. Per questo motivo i Romani considerarono Mefite affine proprio a Plutone e a Persefone perché capace di muoversi tra i due mondi. Ma alcune iscrizioni la collegano anche alla fertilità dei campi e alla fecondità femminile rafforzando l'immagine di una dea strettamente connessa con la forza dirompente della natura, sia nella sua espressione di vita che in quella contraria di morte.
Il culto di Mefite (Mephite) era diffuso in aree caratterizzate da intensa attività geotermica e vulcanica, lì dove tra fumi e acque sulfuree si credeva ci fossero le porte per l'Oltretomba. Gli studiosi ipotizzano inoltre che, in quanto divinità legata ai concetti di passaggio e di transizione, potesse essere associata anche alla transumanza, il tradizionale spostamento stagionale del bestiame. La teoria sarebbe confermata dalla scoperta di alcune aree sacre a Mefite lungo i tratturi. Il santuario più noto di questa dea si trova nella Valle d'Ansanto in Irpinia (Campania), un'area ricca di laghi sulfurei e gas tossici, ritenuta un accesso simbolico al Regno dei Morti. Le località di Venafro e Sepino in Molise, Rossano di Vaglio in Basilicata e il colle Esquilino di Roma offrono ulteriori luoghi di culto dedicati a Mefite.
Proprio presso il Santuario della Valle d'Ansanto sono state rinvenute delle testimonianze archeologiche che potrebbero appartenere a Mefite: parlo degli Xoana, suggestivi totem lignei risalenti al VI secolo a.C.. Queste arcaiche sculture, di derivazione greca o del tutto autoctone, conservate intatte nei secoli proprio grazie alle condizioni climatiche dei luoghi di ritrovamento, potrebbero essere le più antiche rappresentazioni di Mefite.
Nonostante l'avvento del Cristianesimo, il culto di Mefite sopravvisse per lungo tempo, intrecciandosi con le nuove credenze religiose nel folklore e lasciando tracce nella cultura popolare. Questa divinità primordiale, simbolo della forza naturale e dei cicli di trasformazione, continua a suscitare fascino e interesse ancora oggi.