domenica 16 marzo 2025

Mefite: una dea primordiale tra acque sulfuree, Oltretomba e fertilità

Mefite: una dea primordiale tra acque sulfuree, Oltretomba e fertilità

Mefite (Mephite), la divinità arcaica delle acque sulfuree e dell'Oltretomba tra mito, culti ancestrali e il mistero della Valle d'Ansanto. 

- A cura di Andrea Contorni - 

Questo articolo è dedicato a una delle divinità più enigmatiche dell'antico pantheon italico e romano: Mefite o Mephite (Mefitis) ha un nome di origine osco-umbra con riferimento ai vapori e alle esalazioni delle acque sulfuree, suggerendo una connessione con i fenomeni geotermici. Siamo dinanzi a una dea probabilmente pre-indoeuropea, venerata fin dalle epoche più remote, ben prima dell'influenza greca nella penisola italica. Il nostro termine "mefitico", utilizzato per descrivere l'odore pungente proveniente dalle acque solforose, deriva proprio dal nome della divinità. Non dimentichiamo inoltre che il folklore ha trasmesso la sua eco in uno dei nomi del diavolo cristiano, Mefistofele. Da chiarire subito che Mefite, per quanto legata come vedremo anche all'Oltretomba, non possiede alcuna connotazione negativa. Al contrario era una entità divina poliedrica, associata soprattutto alle sorgenti termali e ai vapori sulfurei intesi come elementi curativi e purificatori.

Ho accennato al fatto che Mefite fosse comunque collegata al mondo dei morti. Si tratta di un aspetto significativo del suo culto. I vapori, spesso tossici, provenienti dal sottosuolo erano considerati espressione dell'Oltretomba dominato da divinità quali Plutone e Persefone (Ade e Proserpina nel pantheon ellenico). Pertanto Mefite che di fumi e acque sulfuree era la dea, doveva per forza di cose avere a che fare anche con l'aldilà. Infatti era una divinità ctonia, dunque sotterranea e appartenente alle profondità terrestri che nel mito aveva il compito di guidare le anime nel passaggio dalla vita alla morte. Una sorta di psicopompo paragonabile al Caronte greco-romano e all'etrusco Charun. Per questo motivo i Romani considerarono Mefite affine proprio a Plutone e a Persefone perché capace di muoversi tra i due mondi. Ma alcune iscrizioni la collegano anche alla fertilità dei campi e alla fecondità femminile rafforzando l'immagine di una dea strettamente connessa con la forza dirompente della natura, sia nella sua espressione di vita che in quella contraria di morte.

Il culto di Mefite (Mephite) era diffuso in aree caratterizzate da intensa attività geotermica e vulcanica, lì dove tra fumi e acque sulfuree si credeva ci fossero le porte per l'Oltretomba. Gli studiosi ipotizzano inoltre che, in quanto divinità legata ai concetti di passaggio e di transizione, potesse essere associata anche alla transumanza, il tradizionale spostamento stagionale del bestiame. La teoria sarebbe confermata dalla scoperta di alcune aree sacre a Mefite lungo i tratturi. Il santuario più noto di questa dea si trova nella Valle d'Ansanto in Irpinia (Campania), un'area ricca di laghi sulfurei e gas tossici, ritenuta un accesso simbolico al Regno dei Morti. Le località di Venafro e Sepino in Molise, Rossano di Vaglio in Basilicata e il colle Esquilino di Roma offrono ulteriori luoghi di culto dedicati a Mefite.

Proprio presso il Santuario della Valle d'Ansanto sono state rinvenute delle testimonianze archeologiche che potrebbero appartenere a Mefite: parlo degli Xoana, suggestivi totem lignei risalenti al VI secolo a.C.. Queste arcaiche sculture, di derivazione greca o del tutto autoctone, conservate intatte nei secoli proprio grazie alle condizioni climatiche dei luoghi di ritrovamento, potrebbero essere le più antiche rappresentazioni di Mefite.

Nonostante l'avvento del Cristianesimo, il culto di Mefite sopravvisse per lungo tempo, intrecciandosi con le nuove credenze religiose nel folklore e lasciando tracce nella cultura popolare. Questa divinità primordiale, simbolo della forza naturale e dei cicli di trasformazione, continua a suscitare fascino e interesse ancora oggi.

Bibliografia e sitografia: