mercoledì 26 marzo 2025

Pentesilea, la regina delle Amazzoni e il suo tragico duello con Achille

Immagine liberamente ispirata a Pentesilea, regina delle Amazzoni

Pentesilea, la donna che sfidò Achille. La morte che svela il volto dell'amore nel mito oscuro e immortale della regina delle Amazzoni... 

- A cura di Andrea Contorni

Pentesilea fu per Troia e per il suo sovrano, Priamo, una sorta di ultima speranza di vincere il conflitto o quantomeno di sopravvivere alla marea Achea che stava per investire il regno dopo la morte del principe Ettore. In questo destino pieno di aspettative la possiamo accomunare al già trattato Memnone. Sia Memnone che appunto Pentesilea venivano da Oriente, giunsero a Troia nel decimo anno di guerra e morirono per mano di Achille, lottando come leoni fino allo stremo delle forze. Le gesta di questa formidabile donna non sono narrate dall'Iliade ma dal poema post-omerico perduto Etiopide con raccordi e diverse versioni raccontate da altri autori.

Andando con ordine. Pentesilea era una semidea perché figlia di Ares, dio della guerra, e di Otrera, prima regina delle Amazzoni. Aveva tre sorelle, Ippolita, Antiope e Melanippe, tutte Amazzoni. Pentesilea fu colpita da una maledizione divina quando per errore o per volontà (non lo sapremo mai) uccise Ippolita al banchetto di nozze di Teseo, re di Atene, e Fedra. Ippolita comparve alla cerimonia alla testa di un esercito di Amazzoni con l'intento di eliminare tutti. Si animò una mischia furiosa dove cadde per mano della sorella. Qualcuno ritiene che il delitto avvenne accidentalmente durante una battuta di caccia. Sta di fatto che Pentesilea divenne regina delle Amazzoni succedendo alla consanguinea morta. Tormentata dalle Erinni e malvista dagli dèi, Pentesilea giunse a Troia per espiare la sua colpa accompagnata da dodici combattenti. E lì trovò Priamo e Paride che la accolsero come un vero e proprio dono dell'Olimpo (ce lo racconta Ditti Cretese).

Austera, bellissima, fiera e impavida, Pentesilea era regina delle Amazzoni, il popolo di donne guerriere stanziato in Asia Minore nelle regioni della Scizia e del Ponto. Scesa in battaglia portò scompiglio tra l'esercito acheo. Il poeta greco Quinto Smirneo (III secolo d.C.) ricorda nel suo poema "Posthomerica" alcuni celebri caduti per mano della regina tra cui il medico Macaone, figlio del dio della medicina Asclepio, il principe tessalo Podarce e il coraggioso Elasippo. Quando il mastodontico Aiace Telamonio se la ritrovò dinanzi con un dardo da lei scagliato che gli sfiorò l'elmo, decise di ritirarsi giudicando Pentesilea una combattente non degna di battersi con lui. Achille invece non si tirò indietro.

Il duello tra i due in realtà non durò molto. Per quanto Pentesilea fosse abile con le armi, non era nulla in confronto all'immortale Achille. Cadde ben presto trafitta in pieno petto dalla lancia del Pelide. Questi andò a spogliare della corazza il cadavere della donna. Ma quando le sfilò l'elmo, rimase colpito dalla sua bellezza e dalla dignità. Fu preso dal rimorso. Tersite, il più brutto degli Achei, iniziò a deriderlo, decantando il presunto amore dell'invincibile eroe per una defunta. Achille uccise Tersite sul posto.

"[...] abbatté molti nemici tra i quali Macaone, ma venne infine uccisa da Achille il quale si innamorò dell'Amazzone dopo averla vita morta e uccise Tersite che si beffava di lui." (Pseudo-Apollodoro. Epitome 5.1.)

Questo passo dello Pseudo-Apollodoro ci introduce alla versione più oscura e perversa del mito di Pentesilea, riportata da autori ellenistici e romani tra cui il già citato Quinto Smirneo e Luciano di Samosata. Nel momento stesso in cui è colpita a morte, la guerriera cadendo a terra perde l'elmo mostrando il volto. Sulla sua testa pendeva una maledizione lanciata da Afrodite in seguito alla morte di Ippolita: Pentesilea era condannata ad essere violata da chiunque avesse contemplato il suo viso. Per tale motivo l'Amazzone indossava un elmo che lasciava liberi solo due spiragli per gli occhi. Achille pertanto, preda del volere divino, si innamorò di Pentesilea compiendo un atto di necrofilia. Tale scempio del corpo della donna è appena accennato, spesso sottointeso in narrazioni ambigue che dovevano stimolare la morbosità dei lettori.

Una riflessione conclusiva: quale messaggio possiamo cogliere da tutta questa vicenda? Consideriamo la condizione femminile nella civiltà greca. Le Amazzoni rappresentavano il rovescio del mondo ellenico: donne fiere, autonome, capaci di fronteggiare e talvolta superare gli uomini sul piano della forza e del coraggio. Aiace Telamonio, archetipo del guerriero greco, si rifiuta di combattere con una donna, come se affrontarla fosse indegno. Achille, invece, la uccide, la smaschera e la trasforma in un oggetto sospeso tra il desiderio e l’oltraggioIl mito sembra allora assumere i contorni di un monito culturale, un racconto esemplare utile a ribadire - anche attraverso l’eccezione tragica - quale dovesse essere il ruolo "corretto" della donna nella società greca: silenziosa, subordinata, mai vincente.

Bibliografia e note:
  • "Gli eroi della guerra di Troia" di Giorgio Ieranò. Sonzogno Editore (2015).
  • "Olympos" di Giorgio Ieranò. Sonzogno Editore (2015).